Spesso (in particolare i profili aziendali) tendono ad usarlo semplicemente come fosse una photogallery del sito web, una “fotina” da fare più o meno distrattamente da condividere dopo aver giocato con qualche filtro.
Questa è una procedura certamente comoda, ma totalmente inutile al fine dello sviluppo del proprio brand… poco più che tempo perso che serve solo lavare un po’ la coscienza (“ok, anche per oggi ho fatto la mia parte social”), ma che porterà zero risultati
Invece la parola “social” è strategica e sta ad indicarci che per riuscire a farla vedere a più utenti possibili e in target (cioè realmente interessati al nostro business) dobbiamo impegnarci a fare networking
veniamo al dunque
A differenza di FB i post (che su IG sono le immagini) non si possono “condividere” da un profilo ad un altro; o, per essere precisi, non si possono condividere nativamente dall’applicazione, anche se lo si può fare tramite app esterne. Tuttavia non è di questo che parleremo, in questo post
Ma allora come si fa “social” su IG?
Per farlo bisogna far vedere il più possibile la foto postata, aumentando chi “ci segue” (i follower) e l’interazione che poi faranno con la stessa (i like e i commenti). Il rapporto fra questi 2 valori determina l’engagment del profilo, ovvero un parametro matematico che dice quanto la nostra comunicazione è efficace.
E parlo di “comunicazione” di proposito perché quando si condivide l’immagine è assolutamente necessario fare quella cosa che spesso consideriamo noiosa ovvero mettere una breve, ma efficace descrizione e, soprattutto quei benedetti #hashtag
E qui viene il bello!
Instagram in fin dei conti, non è altro che un algoritmo; Instagram è matematica e nient’altro. E il suo unico scopo è di farci restare nella piattaforma il più a lungo possibile. E come ci riesce? Semplice, fa in modo di mostrarci le foto che, secondo lui, ci interessano di più
E come fa a capire cosa ci interessa?
Lo capisce in base a quali immagini siamo soliti guardare, a quelle che postiamo, ai like che mettiamo, alle persone che seguiamo, a quelle che ci seguono e sicuramente da altre segretissime diavolerie algoritmiche
Siccome però non è ancora in grado di guardare le foto che postiamo, per decidere cosa sono e a chi farle vedere si affida di quanto detto sopra e soprattutto degli hashtag che mettiamo sotto le foto o, come alcuni suggeriscono nel primo commento. Quindi, noi dobbiamo usare gli # non solo per descrivere l’immagine, ma, soprattutto pensando a come IG la posizionerà. E’ buona cosa quindi crearsi un database di hashtag in target con quello che generalmente pubblichiamo e utilizzarli in maniera ragionata e “matematica” (insomma, dobbiamo imparare a parlare all’algoritmo)
In definitiva quindi evitiamo di usare # generici o “personali” tipo #saracoinostrijeans oppure #red servono a pochissimo perché nel primo caso probabilmente nessuno lo avrà mai usato e nessuno lo cercherà, nel secondo caso perché ci sono 100 milioni di post
Vedremo in un prossimo articolo come creare la propria “miniera” di hashtag, per ora potete andare a vedere che # usano i vostri competior ?
Carpe Diem!